Gli uomini servono le donne a tavola. Rappresentazioni di genere nell’emigrazione antifascista italiana in URSS
DOI:
https://doi.org/10.20318/revhisto.2019.4874Palabras clave:
mito soviético, stampa femminile socialista e comunista, emancipazione femminile, emigrazione femminile antifascista, lettereResumen
A ridosso del 1917 per molte socialiste e successivamente per le comuniste, Il Paese dei Soviet si afferma quale modello politico da imitare anche per quanto concerne la parità di genere. Un ruolo che l’Urss mantiene ben saldo esercitando, anche sotto questo profilo, un indubbio fascino sull’emigrazione femminile antifascista. Partendo da queste premesse, il saggio si articola in due parti.
Il primo e il secondo paragrafo delineano le principali coordinate del dibattito sull’emancipazione, si soffermano sui caratteri del nuovo modelo femminile e sulla fondazione di una nuova tradizione femminista che trova nel simbolo dell’8 marzo la propria legittimazione. Il terzo parágrafo si concentra, invece, sulla circolazione e l’assimilazione del modello femminile sovietico da parte delle militanti. Le lettere dall’Urss, in special modo, confermano una fedele adesione all’immagine della donna nuova che si riflette sull’autorappresentazione delle militanti, le quali spesso ancora ignare delle condanne subite negli anni del Terrore staliniano, informano entusiaste familiari e amici sulle opportunità e sulla autonomia acquisita. L’esperienza migratoria ebbe però in molti casi risvolti tragici e molte militanti finirono nella fitta rete della repressione staliniana.
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